IL PROGETTO
LA STORIA
Il nuovo progetto di Residenza Artistica de La Fabbrica Illuminata ETS, firmato da Elena Pau, pone ancora una volta le sue fondamenta nella letteratura sarda attraverso un’opera inedita di Sergio Atzeni, che porta il titolo di El misterio de Sigismondo Arquer | Cinque secoli fa … tra Cagliari e Toledo. L’autore ci ha lasciato una bozza di testo dattiloscritta, finita ma non rifinita, poi compiuta da un intervento successivo del regista Marco Gagliardo e dell’autrice Rossana Copez che lo ha gelosamente custodito in un cassetto per tutti questi anni.
Una compagnia circense arriva col carrozzone in una piazza e racconta la vita e la sventura di Sigismondo Arquer. Giurista e letterato, è stato uno dei personaggi importanti della storia del pensiero e della cultura sarda. Nato a Cagliari nel 1530, morì sul rogo a Toledo nel 1571. Aveva tendenze riformistiche, criticava il clero sardo e si inimicò le consorterie nobiliari, ma anche la santa Inquisizione che lo accusò di eresia e di ruberie.
Arrestato in Spagna e incarcerato per otto anni, subendo innumerevoli torture, fu alla fine giustiziato a Toledo in plaza de Zocodover nel 1571. I giudici non gli perdonano, in particolare, il fatto di essere un “eretico negativo”: lui continua a proclamare la sua ortodossia cattolica mentre per loro è sicuramente eretico. Addirittura, gli viene prospettata anche la possibilità di essere salvato se ammette l’eresia e chiede perdono. Possibilità che lui rifiuta perché, sostiene, sarebbe “nient’altro che mentire per scampare alla morte”. “Se questa è la condizione per vivere”, spiega agli inquisitori, “è meglio morire con la coscienza tranquilla”.
I circensi tra il serio e il faceto ne raccontano la sofferenza, il dialogo con una vicina di cella che lo rincuora. La voce di Sigismondo si fa sentire per ricordare la sua città e i piaceri della vita, come la tazza di latte al mattino dove intingeva il pane caldo. Sergio Atzeni adopera un meticciato linguistico, dove la lingua italiana si interseca con quella sarda e spagnola. La drammaturgia ci invita a riflessioni senza tempo, che appartengono alla storia dell’umanità. C’è un accostamento non troppo velato tra l’ingiustizia dell’Inquisizione e quella di ogni tempo in ogni luogo. Ci invita a pensare al soccombere del pensiero umano davanti al potere, laddove chi comanda e decide le sorti del popolo lo fa con ottusità, in nome di sedicenti ideali di truce giustizia. Il tema non è certamente né sobrio, né leggero, ma l’autore racconta l’esecuzione di Sigismondo Arquer con ironia e leggerezza, tra teatro e metateatro.
Ed è proprio da questo testo, tanto prezioso nella sua mai avvenuta pubblicazione che si aprono variegati spunti storici e linguistici, che aprono ad una aspra critica dei corsi e ricorsi della Storia nel loro alternarsi tra la ragione della civiltà e la brutalità primitiva del cammino umano, immagine metaforica che ci fa fare i conti con il senso della vita.
La drammaturgia restituisce un caleidoscopio di contenuti in una cornice teatrale che andrà a coinvolgere la cittadina scelta in un percorso formativo e creativo di fantasia e talento. In concerto con gli obiettivi fondanti di un progetto di residenza artistica, tutte le attività e gli eventi programmati, rappresentano, oltre che una preziosa opportunità di crescita per i giovani artisti in residenza, un’occasione di formazione artistica e culturale per i sanluresi, che costituiranno parte attiva dell’intero percorso.
I LUOGHI
È stata scelta Sanluri come sede dell’intero progetto di Residenza, anche per la sua evidente attinenza storica con i contenuti dell’opera scelta. Sanluri si estende tra il Campidano e la Marmilla in un territorio prevalentemente collinare, ricco di insediamenti a partire dall'età preistorica. Nel Medioevo fu teatro di importanti avvenimenti, specie nel quadro della guerra fra L'Arborea e l'Aragona.
Il borgo medievale nel cuore della cittadina ospita l’unico castello medievale ancora agibile, di proprietà dei conti di Villa Santa. Il Castello di Sanluri, detto anche “Castello di Eleonora d’Arborea”, è anche sede del Museo Risorgimentale Duca D’Aosta e ha numerose volte ospitato eventi teatrali e musicali.
I PROTAGONISTI
In linea con il testo di Sergio Atzeni, la scelta dei nove giovani artisti coinvolti nelle tre annualità, si apre all’Europa, ed in particolare alla Spagna.
LE MAESTRANZE
La direzione artistica è affidata all’attore e regista Blas Roca Rey, professionista di conclamata fama nazionale che guiderà gli artisti in residenza e la comunità partecipante verso alcune restituzioni sceniche, pensate come prove aperte e performance conclusive del percorso di Residenza. Roca Rey, oltre che per le sue note qualità professionali, rappresenta un prezioso contributo in quanto peruviano, dunque bilingue italiano-spagnolo.
A supporto alla direzione artistica, si è valutato di portare avanti un disegno di lavoro con una spiccata vocazione di formazione per i giovani artisti in residenza. Nell’ottica di un ricambio generazionale nel panorama teatrale contemporaneo, si è optato per il coinvolgimento dell’attore senior e pedagogo Luigi Tontoranelli che, in qualità di tutor, si rivolgerà ai giovani artisti in residenza, supportando il lavoro del direttore con una fattiva trasmissione di strumenti attinenti alla pratica attoriale, ed in particolare allo studio del personaggio di Sigismondo, attorno al quale ruota l’intero ingranaggio scenico.
Il laboratorio di recitazione, condotto dal direttore artistico Blas Roca Rey, si apre ad un contesto di partecipazione attiva, condivisa con la comunità, che diventa anch’essa protagonista.
Il percorso laboratoriale sull’arte dell’attore, sarà incentrato per ogni annualità su specifici momenti drammaturgici dell’opera scelta, per approdare a tre differenti restituzioni sceniche. In particolare nell’ultimo anno si intende completare e cucire tutte le fasi di lavoro eseguite nel biennio precedente, al fine di rappresentare un evento scenico an plein air.
In nome di una commistione di codici espressivi tra diverse forme d’arte, la Residenza, per l’intero triennio, affiderà all’Associazione OfficinAcustica la gestione ed esecuzione dei contributi musicali. La musica per il teatro risponde ad esigenze peculiari e specifiche, che la rendono parte integrante e inscindibile dell’opera teatrale messa in scena. Nell’opera oggetto della residenza artistica la musica e il canto sono specificatamente richiamate, con la presenza in scena di personaggi ‘esecutori’ solisti e cori.
Il punto di partenza interessante è dato dalla possibilità di studiare, realizzare e mettere in scena un impianto musicale e sonoro che si muova, così come si muovono il testo e la storia, tra la Spagna e la Sardegna, in un tempo passato (collocabile tra i secoli XV e XVI) che, anch’esso, ha bisogno di essere musicalmente sottolineato e ricostruito.
In particolare, la scrittura compositiva prenderà spunto dalle peculiari forme e stili musicali europei in voga nel periodo rinascimentale. Le sonorità identitarie della musica popolare sarda e iberica verranno utilizzate e messe in relazione per produrre, a seconda del momento e delle necessità sceniche, effetti di contrasto o di contaminazione, a sottolineare unità e/o distanze geografiche o umane.
Il M° Corrado Aragoni curerà la scrittura di partiture originali, mentre la cantante Anna Lisa Mameli, avrà il ruolo di tutor nelle attività laboratoriali.
La scrittura delle musiche originali, intesa sia come brani corali e solistici, troverà applicazione nel laboratorio di musica e canto, che attraverso un percorso triennale sia teorico che pratico, avrà il compito di fornire strumenti di approfondimento e di approccio allo studio della musica popolare e della sua interpretazione, di coinvolgere gli allievi e i residenti preparandoli alle diverse restituzioni sceniche che verranno realizzate nel corso delle tre annualità. A tal proposito, attraverso call aperte ai sanluresi, i residenti potranno proporsi nei vari ruoli presenti nel testo di Atzeni, anche in qualità di comparse cantanti.
Altro tassello fondamentale del percorso di Residenza, sarà la cura dei costumi, attraverso un programma laboratoriale triennale di costumistica diretto dal tutor costumista Marco Nateri. Il costume, da sempre elemento creativo di supporto all’arte teatrale, sarà affrontato attraverso un percorso formativo dove la parte teorica sarà affiancata da una parte pratica legata alla manualità, dove gli utenti si cimenteranno con la valutazione tattile dei tessuti e nelle tecniche di sartoria.